"Mater Domini"

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LA  STORIA


Pubblichiamo il Decreto a firma del Mons. Domenico Tarcisio Cortese

Domenico Tarcisio Cortese

PER GRAZIA DI DIO E DELLA S. SEDE APOSTOLICA

VESCOVO DI MILETO – NICOTERA – TROPEA



Maria di Nazaret, la Madre del Signore, accogliendo con cuore libero e amore generoso l’azione dello Spirito Santo, è diventata per tutto il popolo cristiano segno di consolazione e di sicura speranza. La nostra regione sente molto il fascino della Madonna, a Lei diamo tanti nomi, varie sono le espressioni del nostro affetto fin dai tempi antichi.

Da secoli, sulla strada che da Vibo Valentia porta a San Nicola da Crissa, in una chiesa rurale, posta in sito ameno tra il verde degli ulivi, è venerata Santa Maria Mater Domini. Secondo la leggenda, un monaco brasiliano, attorno al VII secolo, nella ricerca di un luogo dove vivere per un po’ di tempo in solitudine, si fermò nei pressi del bosco Fellà in una radura dove, costruitosi un modesto riparo, rimase per tanto tempo a pregare. Il luogo, molto bello, divenne così meta di altri suoi confratelli e altri religiosi provenienti dagli insediamenti di Filogaso, Capistrano e Sant’Onofrio. Da qui l’origine della grande devozione delle popolazioni di questi paesi alla Madonna sotto il titolo di Mater Domini. A motivo della continua presenza di pellegrini fu costruita una modesta cappella nella quale venne collocata una icona della Madre di Dio, dono di un miracolato. L’immagine della Madonna con la mano tesa ad indicare il Bambino che tiene in grembo e che i greci chiamavano Odeghitria, cioè “Colei che indica la via”, fu dal popolo chiamata “Santa Maria d’Itria”.

Nel IX secolo, con la riorganizzazione ad opera dei bizantini, la Vergine posta tra “la montagna e la marina”, ebbe un periodo di grande venerazione da parte di viandanti e commercianti che percorrevano la “via istmica”, poi “via Regia”. Tuttavia nel X secolo la furia musulmana devasta Rocca Angitola e con essa i “18 casali” (fra cui S. Nicola) e la chiesetta di Santa Maria.

La rinascita sociale e religiosa avviata dai Normanni porta vita anche nelle desolate campagne e contrade della Contea Melitana. La tradizione orale sannicolese racconta infatti che, percorrendo un giorno il Gran Conte Ruggiero d’Altavilla la strada che dalla piana di S. Eufemia si inerpica su per le Serre, giunto ai margini del Fellà, fosse costretto a fermarsi poiché il suo cavallo, repentinamente arrestatosi, si era inginocchiato sulle zampe anteriori in direzione di un fitto intrico di pruni. Stupito per l’accaduto, Ruggiero smontò dall’animale e si diede ad aprire un varco tra i rovi a colpi di spada, davanti ai suoi occhi apparve una bella icona della Vergine, così ordinò che in quel luogo sorgesse una chiesa a Lei dedicata.

Per favorire la cultura e la spiritualità latina nel Meridione egli si avvalse dell’opera di due grandi ordini monastici latini: i Benedettini e i Certosini. Così sorsero nella fascia mediana della regione tre grandi monasteri: a Serra, a S. Eufemia e a Mileto. La chiesetta di Mater Domini si trovava al centro di quest’ideale triangolo e, pertanto, quasi certamente sotto le cure del clero latino. In un antico canto vi è una strofa che dice: “Gioivano li nostri cori:/ venìanu li romani/ li lodi pè cantare/ a Santa Maria”. Secondo un’altra pia tradizione lo stesso S. Bruno, durante uno dei suoi spostamenti, riposò sotto i secolari ulivi che ombreggiano l’ingresso del tempio. Fin da quei tempi esso era custodito dagli eremiti che conservavano il culto e assistevano i viandanti e i pellegrini, che fino ai nostri giorni affluiscono numerosi dai paesi vicini.

La Chiesetta di Mater Domini venne gravemente lesionata dal terremoto del 1783 e riedificata dopo molti anni da un artigiano del luogo a proprie spese, tal Nicola Mazzè. Nella metà del XX secolo fu demolita e ricostruito l’attuale tempio, più grande e più funzionale rispetto alla chiesetta precedente. In essa è portato per la festa del 15 agosto il quadro di Maria SS. Mater Domini, conservato per ragioni di sicurezza nella chiesa matrice. Questo fu donato nel 1850 dal Dott. Stanislao D’Aloe, benestante di Sant’Onofrio, la cui famiglia era molto legata alla chiesa di Fellà. La tela che egli fece realizzare da un artista purtroppo ignoto, è copia di una celebre opera di Guido Reni, conservata nella pinacoteca di Bologna e nota come il “Palio della peste”.


Sancta Maria Mater Domini è tra i titoli più eminenti con cui la Beata Vergine viene chiamata nei Vangeli. Elisabetta, piena di Spirito Santo, la salutò con questo appellativo (cfr. Luca 1,41). I nostri padri continuarono ad invocarla con questo titolo e noi, sulle loro orme, facendo tesoro di questa santa tradizione e dal sentito attaccamento dei cuori alla venerata icona della Madre di Dio, desideriamo incrementare il culto, attingendo alla millenaria storia di questa devozione, segno di unità tra la spiritualità orientale e occidentale.

Accogliendo la richiesta del Rev. Parroco don Domenico Muscari e della comunità cristiana; prendendo atto che esistono i titoli e i requisiti previsti dai Sacri Canoni; visto il Nostro Decreto generale di qualificazione e riordino dei Santuari della Diocesi e lo Statuto dei Santuari diocesani, emanati il 31.5.2002;

a gloria della SS.Trinità,
ad onore della Beatissima Madre di Dio e Madre nostra,
ad incremento del culto mariano e per il bene spirituale dei fedeli,
nella pienezza del Nostro servizio episcopale,
in forza delle Nostre prerogative canoniche,

Noi Domenico Tarcisio Cortese
Vescovo di Mileto - Nicotera - Tropea
decretiamo
che la chiesa di Mater Domini,
soccorsale della chiesa parrocchiale di Maria SS. Annunziata
in San Nicola da Crissa
sia elevata alla dignità di
Santuario Mariano Diocesano
col titolo di
<>.

Sia questo santuario una autentica scuola mariana, luogo sacro privilegiato per alimentare la vita di fede, di speranza e di carità, luogo dell’essenziale, dove è più possibile sentire la presenza di Dio, dove è più facile lasciarsi attirare al cuore di Dio, che ci offre i doni della sua misericordia, mediante la santa visitazione della Madre del Signore.

La festa liturgica deve celebrarsi il 15 agosto, secondo il calendario romano.

Il santuario è affidato al parroco pro tempore che è anche il rettore del sacro tempio, il quale si premunirà per una cura pastorale attenta e adeguata, supportata dai servizi liturgico-sacramentali appropriati alla presenza e ai bisogni dei fedeli e dei pellegrini.

Lodiamo e benediciamo il Signore per le grandi cose che ha fatto in Maria, Madre di Cristo, dispensatrice di grazia e cooperatrice nei secoli della nostra salvezza. A Lei consacriamo il nuovo servizio di questo sacro luogo, perché aiuti ciascuno di noi ad essere tempio vivo dello Spirito Santo, servitori fedeli e annunciatori generosi con la parola e con l’esempio, sempre pronti a fare quello che Gesù ci dirà.

Mileto, dalla Sede Vescovile, 8 maggio 2007
Festa di Maria SS. Del Rosario di Pompei

DOMENICO TARCISIO CORTESE VESCOVO

IL CANCELLIERE VESCOVILE
Sac. Filippo Ramondino

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